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Insieme riscriviamo la storia!

Pfizergate

Pfizergate: bufera su Von der Leyen e voto di sfiducia

di Redazione Playmastermovie

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen potrebbe presto affrontare un voto di sfiducia senza precedenti, travolta dallo scandalo ormai ribattezzato Pfizergate. Quello che per anni molti hanno liquidato come semplice “complottismo” si sta rivelando, in realtà, un intrigo dalle conseguenze politiche gravissime, destinato a lasciare il segno nei rapporti tra Bruxelles e i cittadini europei.

Tutto ruota attorno a un gigantesco contratto da 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid stipulato tra l’Unione Europea e Pfizer. A far discutere non è soltanto l’importo astronomico, ma soprattutto la gestione opaca delle trattative: la Corte dei Conti Europea, già nel 2022, aveva evidenziato che la Commissione aveva condotto le negoziazioni in modo irregolare, ignorando le procedure trasparenti seguite per gli altri contratti vaccinali.

In particolare, è venuto alla luce uno scambio di messaggi privati tra la stessa von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Quegli sms – mai resi pubblici – sollevano più di un dubbio sul modo in cui un accordo di tale portata sia stato discusso. Non a caso, la Procura europea (EPPO) ha aperto un’indagine ufficiale nel 2022 per far luce sulla vicenda Pfizergate.

Un voto di sfiducia che non si era mai visto

In questi giorni un gruppo di eurodeputati – tra cui i Verdi e diverse forze sovraniste – ha depositato la mozione di sfiducia. L’obiettivo è uno: costringere Ursula von der Leyen a dimettersi o, quantomeno, a rispondere di fronte al Parlamento europeo di ogni passaggio oscuro di questa trattativa miliardaria.

Va detto che il voto di sfiducia non è semplice da far passare: servono 361 voti favorevoli e non è chiaro se ci sia una maggioranza trasversale sufficiente. Tuttavia, il solo fatto che un presidente della Commissione sia chiamato a rispondere pubblicamente per uno scandalo del genere è un segnale che qualcosa si sta incrinando.

Per anni chi ha osato mettere in discussione l’opacità dei contratti vaccinali veniva bollato come “complottista”, “negazionista” o “antiscientifico”. Oggi però lo stesso Parlamento europeo, insieme alla Procura europea, ammette apertamente che su questi accordi miliardari non è stata fatta sufficiente chiarezza.

È un campanello d’allarme che dovrebbe far riflettere tutti: quando si parla di salute pubblica, interessi economici e potere politico, i conflitti d’interesse non sono un’invenzione. Sono realtà tangibili, con conseguenze concrete per milioni di cittadini.

Le domande che resteranno (forse) senza risposta

Il Pfizergate è solo la punta di un iceberg che, con ogni probabilità, nasconde nefandezze di cui non sapremo mai nulla: passaggi segreti, pressioni politiche, rapporti preferenziali con colossi farmaceutici che hanno incassato profitti record grazie a contratti avvolti nel riserbo.

Quante altre trattative, clausole e favori rimarranno sepolti nei cassetti di Bruxelles? Chi risponderà di eventuali effetti collaterali, obblighi di acquisto sovrastimati e dosi inutilizzate?

Sono domande che i cittadini europei hanno tutto il diritto di continuare a porre.

Questa vicenda dimostra che “complottismo” non significa inventarsi scenari di fantasia, ma avere il coraggio di fare domande scomode quando la trasparenza vacilla. Lo scandalo dei vaccini e la minaccia di sfiducia a Ursula von der Leyen devono servire da monito: la fiducia si conquista con la chiarezza, non con i messaggi segreti.